M'avvicino e lo sfioro con le dita, la consapevolezza m'assale. Quel mostro sono io.
Ritraggo la mano, intimorita e disgustata. M'esamino a lungo, come non facevo più da tempo. Ritrovo in me i difetti di quell'infanzia distorta, dove ero tutto fuorché una bambina.
Gli occhi spenti si domandano perché continuo a vivere, se quel baratro che è al di sotto di me mi appare così confortevole? Se l'orizzonte ormai non l'osservo più neppure, mi limito a calcolare la distanza dal terreno?
Eppure c'è ancora quella strana sensazione che forse con un po' di coraggio si ritrovino dei piccoli pezzetti di vita; molti la chiamano speranza.
Il grasso mi balla addirittura dalle braccia, anni di diete inutili. Un lampo m'illumina il viso, idea. Forse quel che cerco l'ho trovato, forse la soluzione è proprio sotto al mio naso.
Quel piccolo foglio di carta bianco, come la mia pelle. La mano si protende e lo solleva, ora è davanti ai miei occhi; è fino. Sottile e leggero.
"Ti piace questo foglio, vero?" annuisco con un cenno del capo "vorresti diventare come questo foglio di carta, vero?" annuisco nuovamente, affascina dall'idea.
"Diventalo, io ti posso aiutare" ed è lì che comprendo chi, o meglio cosa, mi sta venendo in aiuto.
Ana, come molti la chiamano. Come fosse l'amica del cuore, come fosse un'appellativo affettuoso.
Ed è così che la chiamo, sussurrando. Esco dal bagno, chiudo la porta e torno alla sopravvivenza.
Voglio essere come la carta, sottile e leggera.
Voglio essere come le farfalle, libere ed aggraziate.
In teoria è male
RispondiEliminaIn pratica è la soluzione
ti seguo, see ya (: